
Tra due ore, probabilmente qualcosa meno, mi ricovererò. Domattina mi opero. Di tutto ciò che verrà dopo non ho invece minimamente idea. E' paradossale. Sono abituato a programmare in modo preciso la mia vita, le mie attività, i miei obiettivi e le mie prospettive. E' paradossale perchè - probabilmente per la prima volta - non ho idea di ciò che mi riserverà il futuro.
Potrei iniziare una lista lunghissima di interrogativi. Mi riprenderò? Sentirò dolore? Soffrirò? Quanto sarà pesante la riabilitazione? Riprenderò a giocare a basket? E dove? Riuscirò ad essere presente alla Conferenza di Dicembre? Riuscirò a laurearmi ad Aprile? Quante delle persone a cui voglio bene creerò problemi? Chi dei miei amici sentirò vicino? Da chi riceverò meno affetto di quello che immagino? Chi invece mi sorprenderà mostrandosi vicino a me?
Potrei continuare a lungo, ma la verità è esattamente quella. Fino ad ora abbiamo giochicchiato con visite, post simpatici, radiografie e puttanate di vario tipo. Da domani si inizia sul serio, è da domani che inizia il difficile. Io per primo proverò a scoprire un Cataldo che neppure conosco, perchè le difficoltà - quelle vere - sono esattamente queste qui. Una puntura sul fianco, due ore su un lettino vestito di verde, e poi si parte con tutto l'ambaradan.
C'è un grosso punto interrogativo davanti a me, che mi nasconde tutto quello che mi aspetta dopo. Mi auguro di riuscire a demolirlo. Pezzo dopo pezzo nei sei mesi che mi separano dalla fine della riabilitazione. Da solo o con l'aiuto di qualcuno, ce la farò. Forse.
Vado.