31 dicembre 2007

Duemila e Sette

Ore 17.30 del 31 dicembre. Eccomi qui a scrivere il post più banale della storia: le considerazioni finali sull'anno appena trascorso, mentre dal soggiorno arrivano e si mescolano i sapori più impensabili in vista dell'esplosione di calorie che tradizionalmente caratterizza la tradizionale cena di San Silvestro che per tradizione è sempre il 31.

Nessuno sentiva francamente necessità di questo post ma ho bisogno fisico di riempire le ore che mi dividono dal cenone facendo qualcosa di culturalmente impegnato e che mi tenga la mente (e il corpo) lontana dalla cucina e dalla mia consueta abitudine di mangiare a intervalli regolari di 10 minuti tutto quello che mia madre ha appena finito di preparare. Qualunque cosa sia. Col risultato di arrivare alla cena già sazio ma soprattutto con lo stomaco sottosopra dopo gli assaggi di lenticchie, pizze rustiche, creme al cioccolato, salsicce, pandori e focacce. In ordine sparso.

Prima o poi inizierò l'anno nuovo con l'acetone, già lo so. Ma tiriamo ste somme, quindi: è una cosa che non mi è mai piaciuta, un po' perchè in fondo ho sempre preferito guardarmi avanti, piuttosto che indietro, un po' perchè all'aritmetica ho sempre preferito cose un po' più complicate tipo i sistemi di equazioni, lo studio di funzioni, e riempire i post del mio blog con stronzate che non fanno ridere. Tipo questa qui.

Cosa ricordare del 2007? Un anno aperto col ricovero di mio padre e chiuso con il mio ricovero. Il primo pensiero va alla rottura del ginocchio, al ricovero, all'intervento, al crociato nuovo e alla riabilitazione. Ma il mio 2007 non è stato solo questo, non mi è poi andata così male. Il 2007 è stato l'anno del mio esordio in Serie D, l'anno delle finali a Brindisi e Lecce con la mia squadra, l'anno in cui mia sorella ha sostenuto gli esami di maturità, l'anno del compleanno con Davide e Antonio, l'anno in cui finalmente Marica ha potuto vedere la Sardegna, l'anno della nostra prima vacanza insieme, l'anno della macchina nuova e - soprattutto - l'anno del mio contratto di 8 mesi con l'Università, dei miei primi soldini guadagnati e l'anno in cui ho dato lo strappo decisivo verso la Laurea e l'anno in cui ho collaborato all'organizzazione della conferenza Swap.

Un anno in chiaroscuro, dunque: più chiaro che scuro, probabilmente, ma con uno scuro così intenso che in alcuni momenti ha reso tanto tanto difficile riuscire persino a intravedere dei pezzettini di chiaro qua e là. E' proprio per questo che non ho tantissime pretese per il 2008. Potrei chiedere soldi, donne (ma anche no :P), successo e un maglioncino di Dolce e Gabbana, ma mi fermo molto prima, accontentandomi delle cose semplici. All'anno nuovo chiedo semplicemente due cose: Salute e Serenità. Perchè molto spesso, con la solita retorica, sono le cose che tutti chiedono, ma quando della salute hai davvero bisogno, ti rendi conto che senza queste due cose non riesci a goderti proprio nulla.

Salute e Serenità, quindi. Magari condite anche da un po' di pizze rustiche e di panettone ripieno, da mangiare in quantità tale da non rendersi conto della presenza di Lucio Dalla in piazza. Ma tanto alla fine sarò anch'io lì, a canticchiare Attenti al Lupo come un cretino e a farmi innaffiare di spumante da gente che non conosco. Ma, in fondo, se penso che fino a 10 giorni fa ero a malapena in piedi con le stampelle, potete anche innaffiarmi di zampone e lenticchie, chissenefrega. Non troppo però.

Buon 2008 a tutti, dunque.
E che Silvestro ce la mandi buona.

13 dicembre 2007

Punto. Anzi, Punti.

Due anni fa, più o meno a quest'ora, ripetevo all'infinito una presentazione. Dodici ore dopo avrei festeggiato la mia Laurea in Informatica sotto lo sguardo dei miei amici più cari e di tutta la mia famiglia. A due anni di distanza mi trovo, sempre questa sera, a ripetere all'inifinito degli esercizi di isometria cercando, domani, di strappare un sorriso al fisioterapista che mi guarda benevolo mentre crepo cercando di far tornare la mia gamba come era prima.

Cambiano i tempi, i modi, i contesti, ma il risultano purtroppo no: ho sempre dei gran cazzi per la testa. In ogni modo, basta lamentarsi: torno ad aggiornare questo blog dopo due settimane dall'intervento, sufficienti per metabolizzare il tutto e cercare di riprendere una vita normale.

Il mio legamento - tecnicamente - adesso è a posto. Io pure, in linea di massima, tenendo conto che ho ancora una quindicina di punti impiantati qua e là nella gamba. Per ora tutto procede come previsto, almeno stavolta, a differenza del Miulli, cerco di non distinguermi. Lì gli altri operati di mercoledì il giovedì furono già dimessi. Io - affezionato al posto - decisi di trattenermi nel comodo letto di Acquaviva fino al Sabato, assalito da febbre, vomito e sintomi post-operatori che non avevano nessuna intenzione di lasciarmi.

L'intervento è un'esperienza. Ve lo consiglio. Ma forse no. Molto sinteticamente: ti schiaffano una siringa nella schiena che rapidamente ti anestetizza tutta la parte bassa del corpo. Ti inseriscono in artoscopia le telecamere del Grande Fratello dentro il ginocchio e - dopo le nomination - decidono qual'è il legamento migliore della settimana e quale invece deve lasciare la casa (pardon, il ginocchio). A seguire il Marco Liorni di turno urlando "bisturi" decide di aprirti in un punto a caso, di trapanarti una tibia, di prelevarti un tendine, di inserirtelo al posto del vecchio legamento, di fissarti il tutto con delle viti (dopo aver ovviamente urlato "martello" e "vite n°9", uno scenario da Box Ferrari) e di suturare infine a piacere.

Piacere. E' proprio questa la sensazione che l'operato vive nelle ore successive. Il tempo che termini l'effetto della anestesia. A quel punto iniziano i cazzi. I più grossi mai visti in vita mia, per quanto mi riguarda. Il dolore della tibia trapanata non lo auguro a nessuno. Ti senti Zidane nella gamba che continua a darti testate. Solo che lui è dentro e non può uscire. Poi a un certo punto appare il signor Pappagallo, tuo compagno di bisogni per almeno due giorni. Ora, già l'idea di fare pipì dentro un contenitore non mi faceva impazzire, figuriamoci farla con gente accanto, con una gamba bloccata immobile e soprattutto da seduto. A seguire, tanto per rimanere in allegria, una delle peggiori notti della mia vita. Febbre, vomito, mal di schiena, 24 ore nella stessa posizione, una flebo attaccata al braccio e - ultimo ma non meno importante - dolori inimmaginabili alla gamba. Per fortuna i calmanti e gli antidolorifici hanno fatto il loro effetto, e il giorno dopo ho ripreso finalmente a camminare.

Ora è tutto finito. Quasi. Da ieri cammino con solo una stampella. I miei continuano a ripetermi che durante la convalescenza sembro mio nonno. Non so se per la tenacia con cui affronto il tutto o per la mia andatura da ottantenne con cui mi muovo per la casa.

Grazie a Massimo, Stu e Simona per la visita, Grazie a Davide e Antonio per la compagnia Continua via sms, Grazie a Roberto e Vincenzo per le tante telefonate, Grazie a Lucio, Tencar, Pippo, Aldo, i miei ex-compagni di classe, alcuni dei miei compagni di squadra e a tutti quelli che si sono interessati a me. Grazie a chi si è ricordato di me tramite questo blog e a chi è riuscito a strapparmi un sorriso tramite qualche mail. E grazie ovviamente alla mia famiglia e a Marica, che mi sono stati vicini in tutto questo periodo. Grazie, a tutti non lo dimenticherò.

Da una settimana ho iniziato il lunghissimo tunnel della fisioterapia. I punti tirano, non posso sforzarmi più di tanto, ma la gamba si piega a 90° e io sto riprendendo a poco a poco la mia autonomia. Settimana dovrei togliere i punti, le stampelle e finalmente riprendere anche a guidare. In fondo sono abbastanza felice. Se mi guardo indietro e penso quello che ho vissuto mi rendo conto che - forse - il peggio è passato.

Il solo fatto di non dover usare il pappagallo - alla fine - per me è sufficiente.