18 luglio 2008

Parto

Ma torno presto.
Torno presto amore, prestissimo. E saremo di nuovo insieme.
Ti Amo Tantissimo.
Cataldo






Contento a Metà(ponto)

A volte mi chiedo se c'è una spiegazione razionale dietro la durata delle giornate. 24 ore. Perchè non 12? Perchè non 130? Tanta riflessione ha portato finalmente a una spiegazione convincente: le giornate durano 24 ore semplicemente per rompere le palle a me, che di ore ne avrei bisogno almeno il doppio. E' tutta una diabolica macchinazione che mi impedisce di fare ciò che voglio, quando voglio, come voglio.

Credete che in questi due mesi non abbia mai avuto voglia di aggiornare il blog? Che non abbia mai avuto nulla da dire? Che sia stato necessario l'intervento di Marica per farmi cliccare dopo 40 giorni sul link "nuovo post" ? Si. Più o meno è andata così. Aggiornare il blog è stato veramente il mio ultimo pensiero, travolto da un mare di cazzi per la testa e di impegni, travolto dalla stanchezza e dallo stress, tremendamente a pezzi e rotto di palle. Ma finalmente è finita.

Domani parto in vacanza.
Ne ho bisogno, mi serve, sono quasi al limite della sopportazione, col cervello totalmente in panne e le energie col contagocce. E' un anno che tiro la carretta, e non un anno qualsiasi: studio, esami, intervento, ginocchio, riabilitazione, laurea, tesi, lavoro, lavoro, studio, impegni, ginocchio e qua e là delle piccole spruzzate di Marica. Quanto basta.

Sono veramente stanchissimo, mentalmente prima ancora che fisicamente, perchè quello appena trascorso non è stato un anno normale. E basta propositi per il prossimo, perchè davvero, ogni qual volta mi azzardo ad aprire bocca tutto va esattamente al contrario. E' un anno che vedo svaghi e relax col lumicino, e tralaltro quando ho la geniale idea di ritagliarmi uno spazio per me per "festeggiare" la mia Laurea l'Inter pareggia 2-2 in casa con il Siena. Per poi vincere però settimana dopo. Alla faccia mia, pure qua, con Ibrahimovic che mi urla "tò, hai scelto la partita sbagliata" dopo aver messo il secondo gol.

E allora Sardegna. Anno nove, otto, dieci, che ne so. Probabilmente l'ultimo, ma a questo punto mai dire mai. Ho così tante porte aperte che prevedere cosa mi riserverà il futuro è tanto complicato. Penso al presente, penso alle quattrocento cose da fare, ai preparativi che mancano, alla mia stanchezza e a Marica che rimane qui a casa.

Contento a metà, l'ho scritto nel titolo del post. Quest'anno si torna al quartetto familiare in formazione originaria. Marica resta a casa, per vari motivi. Tutti validi, assolutamente, ma l'idea di tornare in quei posti da solo, dopo aver vissuto l'anno scorso la più bella estate insieme, è una cosa molto pesante per entrambi. Sono contento, perchè di questa vacanza ho veramente bisogno, sono contento perchè potrò finalmente rilassarmi, ma lo sarò a metà, perchè metà del mio cuore rimane qui, qui rimane metà della mia vita, qui rimane Lei (con la L maiuscola che a Nicola piace tanto).

Non è giusto per nessuno, ma prendiamo le cose così come sono, così come abbiamo preso al volo i tre giorni insieme a Metaponto della scorsa settimana. Un piccolo antipasto per dimenticare quello che sarebbe successo dopo, giorni sereni e spensierati, così spensierati che il terzo giorno abbiamo dimenticato di mettere la crema solare tornando a casa di un bel color rosso semaforo. Meraviglioso.

Contento a metà, dunque. Perchè vado in vacanza ma lascio qui gli impegni. Lascio gli amici che ancora lavorano, lascio progetti aperti, lascio tante cose e tanti pensieri, lascio con il rimpianto di dover staccare la terapia proprio ora che iniziavo a sentire la gamba in grado di iniziare a sopportare le prime corse pesanti.

Lascio, ma in realtà non lascio nulla, perchè tanto ho promesso a tutti che continuerò a leggere l'email provando ad intervenire e rispondere - nei limiti del possibile e della connessione, cercando di dare il mio contributo anche dalle dorate spiagge di Tavolara, dai ricchi yacht di Porto Certo e dagli splendenti paesaggi della Costa Smeralda.

E allora non prendiamoci in giro, altro che quattro. Anche quest'anno si parte in cinque. I miei genitori, Gabriella, io e lo stress, il mio fedele compagno di dodici mesi che stavolta ha deciso di seguirmi anche in vacanza. Sta a me decidere quanto ascolto dargli ogni qual volta proverà a frantumarmi le scatole come negli ultimi 365 giorni.

Marica, non prendertela.
Quest'anno non c'era proprio posto per te.

14 maggio 2008

Tutti a casa

Scrivo questo post in treno. Davide dorme . Io non ho ancora sonno. Siamo quasi ad Ancona, forse qualcosa in piú. É l'1.20, la carrozza dorme ed io mi trovo a tirare le somme di 1830 chilometri in cui io e quel fesso che ho di fronte abbiamo percorso in 50 ore nette, attraversando tutta l'Italia per due volte

Non sono pentito.
Per niente. L'avevo scritto due anni fa e lo ribadisco. Quando si organizza un viaggio di questo tipo la razionalitá va totalmente a farsi benedire. Non si possono fare ragionamenti del tipo "E se non vince?" , "E se perde?" , "E se ci rimango male?". Fa parte del gioco.

E figuriamoci quando si parla di Inter. La delusione era dietro l'angolo. Lo sapevo, fin dal primo momento. In parte me l'aspettavo pure, ma provavo a non crederci, provavo a pensare che per una volta le cose potessero andare in modo lineare. E invece no. La delusione c'è stata. Ancora una volta. Grossa. Enorme. Forse la più grossa da quando tifo Inter. Perche a differenza del 5 maggio io stavolta c'ero.

Ero lì, a incitare, cantare, gridare. A tifare, ad esultare, ad abbracciare Davide e Fabrizio, perfino quasi a commuovermi al gol del 2-1. A emozionarmi perchè un ragazzino del 1990 stava vincendo uno Scudetto davanti a me. Ero li, insieme ad altre 80.000 persone, a continuare a tifare dopo 1 secondo dal gol del 2-2. Dopo il rigore sbagliato. Dopo la decina di gol sbagliati negli ultimi minuti. Dopo la fine della partita. Dopo la fine del sogno.

Perche festeggiare lo Scudetto della tua squadra dopo 1000 chilometri di viaggio, dopo una mattinata in giro per milano, dopo una notte insonne, dopo tanti piccoli sacrifici sarebbe stato veramente un sogno. Ma sarebbe stato troppo perfetto. Troppo da Mulino Bianco. Non da Inter. Ma diciamocela tutta: in fondo, non da me.

Niente sogno, ma non sono pentito. Perchè ho passato due giorni bellissimi in compagnia dei miei amici più cari. Perche abbiamo riso, ci siamo divetiti, abbiamo fatto foto, scherzato, fatto gli imbecilli, tirato fuori i tormentoni che per due giorni ci hanno accompagnato in giro per Milano. Perchè abbiamo festeggiato la mia laurea. Ma senza caroselli, senza il dettaglio più importante.

Perchè fingere? La delusione della partita è stata enorme. E' come avessi organizzato un viaggio a Parigi e una volta lì mi avessero avvisato che la Torre Eiffel è stata spostata a Londra. E allora a quel punto ringrazio veramente il momento in cui abbiamo deciso di ripartire Lunedì sera, di concederci - comunque fosse andata - un intero giorno in giro per Milano per svagarci un po'. Perchè così, almeno, la mazzata è stata attutita. Ci siamo svagati, abbiamo pensato ad altro, girando Milano e dimenticando le 500-600 foto che mi sono rimaste appese, dimenticando il fatto di aver speso 80 euro di biglietto per vedere tutto quanto fin da vicino.

Ripartire lunedì mattina o persino la stessa domenica sarebbe stato terribile: sarei tornato a casa con un magone così, con il pensiero di aver fatto un viaggio in fondo inutile. Invece, per fortuna, lunedì l'abbiamo passato in giro per Milano, e questo mi permette di ripensare a questi due giorni con un sorriso, tenendomi quello che di buono mi è rimasto da questa esperienza: le foto, le risate, Piazza Duomo, gli ottantamila di San Siro che fanno tremare lo stadio, gli autobus sbagliati, le notti insonni, il treno stretto e i miei cari amici che hanno decisi di seguirmi in questa colossale cazzata.

Ora si torna alla vita di tutti i giorni: si torna a Marica, si torna alla terapia, si torna ad MSN e alle questioni del Dipartimento. Si torna a una vita tranquilla, tutto sommato serena, ma con un solo, piccolo e fondamentale problema:

Quello di continuare a tifare Inter.

(Qui sotto, il meraviglioso album fotografico della trasferta milanese)
Inter Siena

10 maggio 2008

Inter City, Inter Nos, Inter Siena

Vado a Milano, ormai molti di voi lo sanno.
Ci tenevo, dopo la Laurea, a concedermi un viaggio. Uno sfizio, mettiamola così.

Ragionevolmente avrei potuto pensare - e tralaltro l'ho anche fatto - di concedermelo con Marica. Questo però purtroppo non è stato possibile, ed ho fatto scalare la lista delle mie fidanzate, superando quella ufficiale e decidendo di portare con me Davide, la mia amica nonchè fidanzata di riserva. E non è detto che in nove ore di treno non ci provi con lui e che diventi la mia compagna ufficiale. Alla faccia di Marica.

Partiamo in due, quindi. Gli ormai celebri "Tre imbecilli su un Intercity" lasciano spazio a una coppia. Da Trani partiamo solo io e Davide. Aspetteremo domattina per riunirci col terzo pupo, che ci raggiungerà nottetempo da Siena. Fabrizio ufficialmente si trova lì a studiare, ma è tutta una copertura. Il suo compito è quello di forare le ruote del pullmann ufficiale della squadra e di avvelenare l'11 titolare del Siena. Giusto per stare al sicuro.

La gente normale organizza i propri viaggi post-Laurea in posti di piacere, dove svagarsi: Parigi, Londra, Roma, Bologna, Venezia, Firenze. Io vado a Milano. Che tralaltro poteva anche andar bene. Tecnicamente avrei potuto andare lì a vedere il Duomo e il Castello Sforzesco, i Navigli e Piazzale Loreto, il Pirellone e la Basilica di Sant'Ambrogio. No. Avrò anche due Lauree ma di visitare posti culturali non me ne può fregare di meno. Io vado a San Siro.
Aggravante: Vado a San Siro a tifare Inter.
Aggravante dell'Aggravante. Per la terza volta nella mia vita
Aggravante dell'Aggravante dell'Aggravante. In una partita forse decisiva.

Andro lì, con la consapevolezza che del viaggio di piacere questo viaggio non avrà niente di niente di niente. Mi farò un fegato così per novanta minuti, mi ammazzerò facendo nove ore di treno all'andata e nove ore di treno al ritorno, dormirò in un albergo orribile e trasformerò i miei piedi in profumatissimi cotechini camminando per diciannove ore in giro per Milano a fare shopping. Sono consapevole di quello che mi aspetta. Sadico e consapevole. Ma felice. Perchè ho accanto i miei amici, perchè so già che sarà una bella esperienza, che ci divertiremo e che - come sempre - sarà qualcosa che mi lascerà ricordi importanti nel cuore. Sono contento perchè so anche che Marica è contenta per me e perchè tutto sommato la gente a cui voglio bene e che mi vuole bene spererà che le cose vadano a finire in un certo modo. In quel modo.

Se così fosse, potrei persino spingermi a comprare regali e regalini per tutti quanti. Tutti a tema nerazzurro. Spendendo quarantottomila euro, ma con un sorriso così sulle labbra. Se così non fosse, però, il massimo che potete aspettarvi da me come pensierino è una cotoletta alla Milanese. Da dividere in otto.

La gente normale organizza viaggi di Laurea per svagarsi. Io vado a Milano a vedere l'Inter. Che non fossi normale lo sapevo, che tendessi alla follia lo sto lucidamente scoprendo solo ora.

Tifate Inter, per il mio bene.
O se proprio non ci riuscite, tifate almeno contro il Siena.

A martedì.

4 maggio 2008

Somme

Tiriamole. Dopo una Laurea lo si fa. Ci sta. Son passati dieci giorni dalla mia seduta ed è il caso di riordinare un po' le idee. Iniziamo con l'immagine qui affianco: si tratta di una sommatoria, ma non chiedetemi ulteriori chiarimenti. Non sono più uno studente universitario quindi non sono in grado di rispondere a domande di qualunque tipo. L'ho messa qui soltanto perchè pensavo facesse ridere il parallelo tra l'immagine e il titolo del post. Sbagliavo, mi sa.

Sono un dottore, dunque. Ma non di quelli che fanno le ricette, purtroppo. Per prescrivermi il Giorno e Notte dovrò dunque ancora rivolgermi a qualcun altro. Mi serve il giorno e notte perchè sono esattamente dieci giorni che qui a casa mia si mangia come se fosse l'Oktoberfest. Ma a Maggio. Una ripetizione continuativa ed ininterrotta di torte, confetti, pranzoni, antipasti, crostate, cornetti e compagnia cantante. A occhio mi son costati qualche chilo. Ma in fondo l'importante è essere entrato nei jeans il giorno della Laurea. Per quanto mi riguarda continuerò a guardarli da lontano, sorridendo, pensando a quanta fatica ho fatto per riuscire ad entrarci. E nel frattempo mi infilo la mia tutona taglia 62.

E' tutta finta pretattica. In realtà il giorno della mia festa di Laurea ben nove e sottolineo nove (nove, qualora non si fosse capito che nove persone me l'hanno detto) persone mi hanno fatto notare che son dimagrito. Dimagrito. Io. Che porto una 58 che se impegno arriva a 56. Cosa cazzo avessero bevuto, francamente, non lo so. Ma ne sono felice.

E' un periodo di cambiamenti, dunque. Sono dottore, ma sono anche disoccupato. In attesa di un probabile contratto (di 7 mesi) con il Dipartimento in cui continuerò a lavorare con finta competenza sul progetto della mia Tesi. Dottore disoccupato, quindi, ma neanche per molto. Tecnicamente da domani inizio a lavorare. E' curioso. Domani pomeriggio riprenderò a fare le stesse cose che facevo dieci o venti giorni fa. Allora quando mi chiedevano cosa stessi facendo rispondevo "sto studiando". Ora non posso più. Ora "sto lavorando". Con la differenza che verrò anche pagato, quindi sarebbe il caso che questa finta competenza almeno verso il quarto quinto mese diventi vera. O almeno sufficientemente finta da sembrare vera

Ho riempito questi giorni libero provando a riprendere a fare sport. Il 25 aprile l'amico Antonio mi ha convinto a tornare sul campo da calcio, nonostante nè mi sentissi pronto nè tutto sommato ne avessi così voglia. Ma c'era Stu. Dovevo. Dovevo fare quella clamorosa figura di merda che poi ho fatto: mi sono piazzato come un enorme baobab verso il centrocampo dispensando passaggi illuminanti ai miei compagni finchè ne ho avuto voglia. A mio favore ci sarebbe anche una bella doppietta, non male tenendo conto che non toccavo un pallone da calcio da oltre due anni, ma a mio sfavore c'è il fatto che in 2 ore avrò percorso si e no quattro metri (contando anche due scatti a velocità lumaca) e che ho evitato come la morte contatti di ogni tipo verso il mio amato ginocchio. Che non mi ha fatto male, c'è da dirlo. Ma psicologicamente c'è ancora tanto da fare.

Grazie a tutti per la bellissima festa di Laurea, infine.
Sono stato felice per una sera di poter avere attorno a me tutte le persone (o comunque quasi tutte) a cui tengo. Anche se tutto sommato con qualcuno non avevamo poi così tanto da dirci, è stato bello rivedere gente che non vedevo da molto - come i miei compagni di scuola - e gente che continuo ad avere tra le palle ogni venti minuti ma a cui in fondo voglio bene. Mi sono accorto di avere un gran bel gruppo di amici. Grazie a tutti.
Grazie anche dei regali: l'iPhone è ormai oggetto di culto e status-symbol. Non mi stupirei se qualcuno mi venisse ad ammazzare pur di fregarselo. La TV LCD fa bella mostra da un paio di giorni in cucina. La maglia crociata dell'Inter, infine, non l'ho ancora usata. Per un motivo semplice.

Perchè poi c'è l'auto-regalo.
Oggi abbiamo perso il derby 2-1. Era scritto nelle stelle. Ne avevamo vinti tre di fila e avevamo mille giocatori fuori. Ci sta. Ci sta soprattutto perchè come auto-regalo ho comprato i biglietti per Inter-Siena, settimana prossima. Primo Anello Arancio, settore 120.
Praticamente dentro il campo. Abbastanza vicino per entrare in campo e abbracciare Materazzi in caso di vittoria, ma anche per tirare fuori dallo zaino un fucile e ammazzare tutti, ad uno ad uno, qualora non dovessero vincere.

Domenica 11 maggio sarà un pomeriggio molto lungo. E ci sarà di mezzo una piazza. Piazza Duomo per festeggiare oppure Piazzale Loreto per far fare la fine di Mussolini a quei 20 imbecilli che continuo imperterrito a tifare.
Comunque vada, avrete mie notizie.

Pubblicità:
Marica ha aperto un blog. Ma non un blog imbecille come questo, un blog di quelli seri. Non ci scrive cazzate, a differenza mia. Dentro ci sono disegni, poesie e video. Secondo il mio parere assolutamente disinteressato è un blog meraviglioso. Sono certo che nei prossimi cinque secondi cliccherete su questo link. E che subito dopo sarete d'accordo con me.


http://liberaessenza.blogspot.com

22 aprile 2008

Menouno

Ok, mi laureo. Lo sapete, non è manco il caso di ribadirlo. Lo dicono qui, e se lo dicono sul sito ufficiale dell'Università allora e il caso di crederci.

A occhio e croce tra esattamente 24 ore sarò seduto davanti ad alcuni di voi a parlare dei fatti miei, mostrando finta competenza su qualcosa che voi probabilmente non capirete e di cui tutto sommato, in fondo in fondo, non ve ne sbatte un beneamato niente. Ma sarete felice di esserci.

Sarete felici di vedermi incravattato (ma senza cravatta, altrimenti rischio di non sembrare un fesso) , stretto in un gins di un po' di taglie più piccolo, comprato col proposito di perdere 2 taglie in 2 giorni e che probabilmente non mi permetterà di respirare per almeno 12 ore. Farò le prove di apnea, altrimenti potrebbe esplodermi il cervello verso la quarta-quinta slide.

Per non parlare dell'abito. Silvio Berlusconi in versione Dipartimento di Informatica. Blu su Blu, come nella migliore tradizione dei ragazzi del Popolo della Libertà. Informatico delle Libertà, mi chiamerò così, perchè è una definizione che mi piace anche se non significa veramente niente di niente. Esattamente come "Popolo delle Libertà". E se Berlusconi con quel nome ha vinto le elezioni io posso tranquillamente prendere 110 e lode. Ma in scioltezza.

Anche la tesi è Blu. Blu scuro. Rosso mi faceva schifo. Non so se ne esistano altri colori, per cui Blu va bene. Ho cambiato il carattere, passando da un dorato versione bigiotteria della triennale a un più sobrio argentato. Che poi, sobrio un par di palle, se faccio battere il sole sulla mia tesi color argento la gente dovrà stare in aula con gli occhiali da sole, tanto è forte lo sbrilluccichio.
Sbrilluccichio. Che cazzo di parola è ?

Tralaltro nel far rilegare la tesi ho aggiunto dentro l'album dei calciatori del 1989. Non c'entrava niente, volevo giusto fare peso. E non stupitevi se tra il capitolo 3 e il capitolo 4 vi ritrovate davanti alla rosa del Pescara. E' voluto.

Così come è voluto lo scandaloso spolverino che mi metterò domani. Voluto non da me, ovviamente. Continuano a dirmi che sto bene. E io sono pure d'accordo. Se stessimo facendo i provini per Derrick non starei bene, starei benissimo. Ma non siamo a Derrick, purtroppo per me. Speriamo di fare una figura decente. Oppure in alternativa speriamo in una grandinata che mi costringa a mettere la felpa della Nike sopra la giacca. Così almeno mi sento a mio agio.

Può bastare. E' ora di ripetere la presentazione, che vi inserisco qui di seguito in assoluta anteprima mondiale (escluso per Davide, Marica e i miei amici laureandi) , così domani potrete far finta di seguirmi mentre parlo dei fatti miei.

Ricapitolando: Ho una tesi, ho un vestito, ho uno spolverino meraviglioso. Ho una fidanzata, dei parenti, dei genitori e una sorella al seguito. Ho anche un regalo e una cena prenotata. Mancano solo gli amici. Quelli portateli voi. Ci siamo, tra ventiquattr'ore sarò dottore.

Non vedo l'ora di poter fare le prime ricette.

16 aprile 2008

E tesi fu

Torno ad aggiornare il blog dopo due mesi e mezzo. Ma non mi è successo niente, sto bene. Direi benissimo, per una volta. E nel frattempo mi gratto, perchè non si sa mai. E perchè comunque mi conosco.
Torno ad aggiornare il blog, dicevo, e lo faccio perchè questo blog risponde ai principi basilari del buon senso. Magari non quelli del buon gusto, della grammatica, della lingua italiana, ma a quelli del buon senso si. Almeno quelli.

Quando non avevo niente da fare aggiornavo il blog ogni mese, come potevate pretendere che in due mesi di studio folle e pazzoide, in sessanta giorni di rincoglionimento più totale trovassi persino il tempo di scrivere puttanate (puttanate molto belle, ovviamente) su questo blog ?

Non lamentatevi dunque, ed apprezzate, esultando con infinita gioia, il parto di questo post. Esultate perchè ho terminato di scrivere la tesi, duecentoventinove pagine (229 , anche se a cifre fa meno effetto) in cui parlo di sistemi di raccomandazione, di disambiguazione semantica, di folksonomie, di web 2.0 e di k-cross fold validation, sebbene tuttora non abbia la minima idea di cosa cazzo significhi ciascuno di questi termini. L'unica cosa scritta con cognizione sono i titoli dei capitoli e i ringraziamenti, il resto è tutto un turbinio di avverbi: eventualmente, sostanzialmente, particolarmente, approfonditamente, aggiungendo qua e là delle parole scelte a caso per il puro gusto di dare senso compiuto alla mia tesi.

Si scherza. Non voglio banalizzare. Uso troppi avverbi, è vero, ma mi sono fatto un mazzo così, potete crederci. Perchè ho alternato giorni (quelli dispari) in cui impazzivo per la riabilitazione del ginocchio a quelli pari in cui impazzivo cercando di dialogare col Java, cercando un punto d'incontro tra la mia lingua (che parlo solo io) e la sua (il Java, appunto) , con risultati a volte esaltanti, a volte penosi, altre volte ancora penosi, e altri infine in cui erano penosi.
Ma alla fine è funzionato tutto, è funzionato anche bene.

Così bene che sulle mie idee geniali potrebbero decidere di scrivere un paper. Una pubblicazione. Da presentare in giro. Per conferenze, principalmente, ma io proporrei anche Fiere, Feste Patronali e Compleanni d Bambini. Giusto per estendere gli uditori. Ma mi auguro che la rifiutino, la rifiutino dappertutto. Compresa la Festa dell'Unità di Reggio Emilia, perchè l'idea che qualcuno possa parlare di qualcosa che è uscito dalla mia testa, ma che soprattutto qualcun'altro possa pensare che queste sono delle buone idee è totalmente fuori dal mondo. Irrazionale, diciamo. Più di uno scudetto all'Inter.

Io scrivo (e penso, quando ci riesco) solo puttanate. Non posso avere buone idee, non posso essere serio. Figuriamoci se possiamo far uscire il mio nome in un paper. Ma meglio non fare troppi passi in avanti, per ora ho una tesi. E mi godo questa. Ho anche una presentazione, che domani andrò a mostrare al mio relatore. Ho anche una data della seduta. In teoria ancora no, ma dovrebbe essere il 22 o il 23 aprile, aspettiamo solo l'ufficialità.

Insomma, ci siamo.
E' tutto pronto.
In teoria no, visto che dovrei ancora decidere dove festeggiare, decidere come e con chi farlo, perdere ancora 15 chili, e un migliaio di altre cose. ma per quello c'è tempo.
Ho scritto 230 pagine di tesi, vuoi che non riesca a perdere 15 chili in sei giorni? Troppo ottimista?

Probabile, ma quando torno a scrivere puttanate in cui non crede nessuno mi sento meglio.
Basta serietà. Esclusi i quindici minuti di presentazione Powerpoint.

31 gennaio 2008

E tesi sia

Sono molto deluso. Sono due giorni che visito il mio blog e mi rendo conto che è dal vecchio anno che l'autore non ci scrive dentro nulla. Buttiamoci dentro qualche riga, così contemporaneamente mi metto a posto con la coscienza (e vado a letto 40 minuti più tardi) e strappo un sorriso a tutti i visitatori. Cioè a me e basta.
Sono in un periodo abbastanza impegnato, dicevo. Ho due scelte davanti: o vado fuoricorso col Blog o ci vado con la Laurea. Tenendo conto che questo blog non mi costa circa 800 euro all'anno di mantenimento (almeno per ora), a malincuore preferisco investire le mie energie e il mio tempo nell'organizzazione della Tesi.

Tesi, si. Perchè, che si sappia, nel 2008 mi laureerò di nuovo. Per scaramanzia non diciamo il mese, diciamo che sarà collocato ad occhio tra Marzo e Maggio, più o meno al centro. Con 1 esame ancora da sostenere e, soprattutto, con solo 2 mesi davanti è giunto il momento di iniziare a lavorarci sopra. Seriamente, per una volta.

Argomento: Sistemi di Raccomandazione. Per tutti i profani, un sistema di raccomandazione è sostanzialmente un oggetto che raccoglie delle informazioni su utente, e, sulla base di queste informazioni, attraverso complicatissimi meccanismi di ragionamento è in grado di consigliare qualcosa che potrebbe interessargli.

Esempio: Ho comprato per 15 volte da eBay dei calzini Blu. Un sistema di raccomandazione può dirmi: "Ciao, sono un sistema di raccomandazione. Guarda, dopo attente analisi e un avanzatissimo algoritmo di apprendimento, sulla base dei miei ragionamento ti consiglierei di comprare..mmm..si,dei calzini. Probabilmente di colore blu. Ma questo in fondo è un consiglio. Dopotutto fai che ti pare."

Ecco i sistemi di raccomandazione. Se volete saperne di più, a cavallo tra Marzo e Maggio sarò a parlare di questo davanti ad una folla urlante che si strappa capelli, lancia salatini e confetti rossi, agita bomboniere, si lancia su buffet e ovviamente - manco a dirlo - piange. Piange mentre io faccio il cretino, perchè ormai questa è una cosa scontata.

Ma la tesi non è l'unica cosa che richiede attenzioni negli ultimi tempi. Esatto, sto parlando del ginocchio. Ogni post del mio blog deve contenere la parola ginocchio almeno 6 volte. Su Google se uno scrive ginocchio vengo prima io del sito del Policnico. Il bollettino medico dice che il ginocchio si sta lentamente riprendendo. La meccanicità del movimento è stata recuperata, ora resta da recuperare (e hai detto niente) circa 12 chili di massa muscolare che ho perso. E questo a occhio e croce mi riempirà ancora i prossimi 2 mesi. Dall'intervento ne sono passati 2, siamo a metà strada.

In compenso ormai svolazzo come un maratoneta sul tappeto per BEN 4 MINUTI. Mantenendomi con le mani. Un trionfo. Ormai sta cosa delle mani è diventata na piaga. Mi sento tipo i bambini che vanno in bici con le rotelle, che fin quando non arriva l'imbecille che te le smonta (a tradimento), ti spinge e ti lancia a morire, non le lasceresti mai. Per me è esattamente così. Ma a differenza di quando andavo in bici stavolta potrei incazzarmi.

Chiudo col pensierino della buonanotte.
Sabato ero a Foggia a seguire la mia squadra in trasferta. A metà partita è venuta a vedere la partita una bambina di circa 5 anni, sorella di un mio compagno, con insieme un peluche di cagnolino. Dopo qualche attimo l'ha seduto accanto a lei a vedere la partita. Terminata la gara, faceva freddo, e prima di uscire ha preso il peluche dalla sedia e l'ha coperto con un lenzuolino per non fargli prendere freddo.

Quella scena mi ha aperto il cuore, non so perchè. Non sono il tipo che si attacca a ste cose, ma la scena di quella bambina mi è rimasta impressa per giorni. Ne ho parlato anche con Marica, e sono arrivato alla conclusione che invidiavo quella bambina. Invidiavo il suo vivere in un mondo tutto suo, il suo poter dare importanza a queste piccole cose. Invidiavo soprattutto la sua spensieratezza. Ecco, probabilmente da un po' di mesi a questa parte è quella che mi manca.

In fondo ho anch'io un cuore.